Cosimo Pulito (raccontato dal figlio Marcello)
“Nonno Mimmo”, questo era il soprannome attribuitogli dagli amici del GAT, sin da giovanissimo mostrava un forte interesse per il volo tanto da conseguire il brevetto di pilota militare volando sul “Macchino” da addestramento e successivamente sui TEXAN T6 e sui MUSTANG. Abbandonata la carriera militare, l’aeromodellismo divenne l’elemento di continuità della sua passione per i velivoli. Potendo contare su di una buona manualità, costruiva da zero i suoi aeromodelli, partendo da un disegno e molto più spesso disegnandoli di suo pugno. Ricordo che mi raccontava della pazienza di mia madre, allora fidanzata, nell’accompagnarlo ai raduni di volo libero o con elastico, e delle foto scattate in compagnia delle sue “creature volanti” in balsa e carta con apertura alare di tre metri. Con l’avvento dei motori a scoppio, fu per lui naturale trasferire le doti di progettista e realizzatore dei suoi modelli, nella disciplina del volo vincolato circolare. Amico delle figure storiche del modellismo tarantino, fu anche giudice di gara nelle competizioni di V.V.C. lasciando a casa la moglie e facendosi accompagnare dal figlioletto Marcello. Fu proprio Marcello che un giorno venne piacevolmente sorpreso da Mimmo a giocare con un “Super Pilota” a tavoletta legato ad uno spago. Il “Virus” era passato inesorabilmente dal padre al figlio. Complice la diffusione del radiocomando, iniziò la lunghissima “carriera” di costruttore di aeromodelli. Ogni quindici giorni si presentava sul campo di volo con un nuovo modello che puntualmente il figlio Marcello distruggeva perché ancora poco pratico nel pilotaggio. Come tutti i modellisti la sua stanza di lavoro era off-limit per tutti ed il box della villa al mare era pieno di aerei e idrovolanti. Era un continuo andare e venire di modellisti. Sul campo di volo poi si rendeva sempre disponibile con tutti ed era felicissimo di trasmettere la sua esperienza agli altri del gruppo. Negli ultimi tempi, seppur malato, accompagnava Marcello a tutti i raduni e le gare di Puglia, condividendo con lui la gioia di molteplici vittorie e conquiste di titoli. I suoi motori partivano al primo colpo, lo starter era un optional, e per questo motivo gli amici lo chiamavano “dito d’oro”. Il suo legame con il mondo del modellismo era così forte che nel suo ultimo giorno di vita, mi chiese di infilargli al dito indice della mano destra il suo fedele paracolpi.